Malattia di Parkinson

La Malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronica progressiva del sistema nervoso centrale, che interessa alcuni componenti del sistema extrapiramidale e tra questi la sostanza nera. Dopo la demenza di Alzheimer, è la seconda forma più frequente di malattia neurodegenerativa. In Italia le persone che ne sono colpite sono circa 250 mila, con una netta prevalenza nel sesso maschile.

Sintomi Motori

Non sempre il tremore è il sintomo più frequente d’esprdio della malattia. Infatti, spesso sono presenti un rallentamento motorio e una rigidità diffusa. Può associarsi anche una certa instabilità posturale con tendenza a cadere per disequilibrio. Questi sintomi sono variamente combinati tra di loro e in alcuni casi  possono da soli caratterizzare i diversi tipi di malattia. Pertanto, si riconoscono tre forme a secondo della prevalenza di uno rispetto all’altro.

  • La forma tremorigena, dove per l’appunto prevale il tremore;
  • La forma acinetico-rigida in cui prevalgono il rallentamento motorio e la rigidità;
  • La forma mista in cui sono presenti entrambi: questa è la classica malattia di Parkinson. All’inizio i disturbi possono prevalere in un lato del corpo oppure sono presenti solo in un lato.

Sintomi non Motori

Alcuni sintomi non motori possono far sospettare l’inizio della malattia anche diversi anni prima che compaiano i classici sintomi motori appena descritti. Oggi si dà molta importanza a questi disturbi in quanto possono consentire una diagnosi precoce e quindi possono aiutare la ricerca per la sperimentazione di nuovi farmaci nella fase iniziale del processo neurodegenerativo. La sostanza nera contiene circa 300 mila cellule nervose. Quando compaiono i sintomi motori circa la metà di queste cellule è già andata incontro a degenerazione e quindi dal punto di vista della sperimentazione di nuovi farmaci, un pò come avviene anche per la malattia di Alzheimer, rende difficile la valutazione dell’efficacia in quanto il trattamento iniziato tardivamente.  

Il sintomo non motorio più frequente e specifico è il Disturbo comportamentale durante il sonno REM. Si tratta per l’appunto di un disturbo caratterizzato dalla persistenza del movimento durante la fase del sonno REM, fase in cui normalmente si sogna ed è presente un’atonia o paralisi degli arti e di alcuni nervi cranici. La persona che ne è affetta interagisce con i suoi sogni, spesso a contenuto violento, e in seguito a ciò compie movimenti anche violenti con rischio di traumi per sé o per il partner. A distanza di alcuni anni, la maggioranza di queste persone sviluppa una malattia di Parkinson. Un’altra condizione, per certi aspetti simile al Parkinson, la Demenza a Corpi di Lewi, è preceduta in una percentuale altissima da questo disturbo. 
Altro sintomo molto frequente, ma difficile da obiettivare, è l’Iposmia, cioè la riduzione progressiva dell’olfatto fino alla sua completa scomparsa. Anche la depressione, la stipsi ostinata, l’ipotensione arteriosa ortostatica e le disfunzioni genito-urinarie in età giovanile possono anticipare la malattia o caratterizzare alcune forme simili, sempre di natura neurogenerativa, comunemente indicate col termine di Parkinsonismi primari. Questi comprendono la Paralisi Sopranucleare Progressiva, l’Atrofia Multisistemica e la degenerazione Cortico-basale.
 

Diagnosi

La diagnosi è essenzialmente clinica e l’esame neurologico ha ancora un suo valore in quanto  se condotto da neurologi esperti è l’unico in grado di rilevare alcuni segni anche in fase molto precoce,  che nemmeno le indagini di neuroimaging più sofisticate son in grado di rilevarli. La TAC cerebrale e la Risonanza Magnetica Encefalica sono utilizzate soprattutto  per escludere altre condizioni che possono presentarsi con caratteristiche simili alla malattia di Parkinson. Mentre la PET e in particolare la SPECT o DAT scan, data la sua disponibilità in molti ospedali e la facilità di escuzione possono confermare la presenza della malattia o escluderla come nel caso del Tremore Essenziale. A livello di centri universitari è possibile utilizzare dei biomarcatori umorali o liquorali ma, attualmente, esistono ancora controversie sulle metodiche utilizzate per la loro ricerca e non tutti concordano sul lo utilizzo.

Terapia

Non esiste ad oggi una terapia eziologica, cioè che possa bloccare l’evoluzione della malattia e le terapie disponibili si basano sull’impiego della DOPA, o prodotti simili, che appena raggiunto il circolo ematico viene trasformata in Dopamina. Questa sostanza va ad integrare per l’appunto il neurotrasmettitore che non può più essere prodotto dalle cellule della sostanza nera in quanto degenerate.

Molto importante è la neuroriabilitazione, ma soprattutto, nella fase avanzata della malattia, la presa in carico e l’inserimento del paziente in un percorso clinico-assistenziale integrato.